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Le strategie per i DSA

Libri nemici o amici del dislessico?

La dislessia comporta una lettura stentata o errata del teso scritto. Va da sé che il bambino dislessico pur apprendendo la lettura, questa risulterà sempre stentata ed errata. Leggere diventa così faticoso che i bambini rifiutano totalmente i libri, sopratutto quelli scolastici. Quest’ultimi li costringono a grande sforzo e sacrificio per lo svolgimento dei compiti. Ecco allora che al momento di fare i compiti, i genitori si trovano a dovere rincorrere i propri figli per la stanza, che si oppongono o inventano mille scuse per sottrarsi allo studio.

Dunque come il genitore può evitare o migliorare il rifiuto del figlio verso i libri?

Un primo modo potrebbe essere quello di:

  • leggere al suo posto, così da risparmiare un carico cognitivo non indifferente e che è raddoppiato nel caso del bambino dislessico.
  • Aiutarlo a scovare e selezionare solo le parti più importanti da leggere, così che si stanchi meno.
  • Usare gli evidenziatori, i righelli o delle mascherine, appositamente create, per incorniciare le parole o frasi chiave all’interno del testo.
  • Preferire dei testi brevi, ricchi d’immagini o con poco testo scritto. Esempio i fumetti che favoriscono una migliore comprensione del testo scritto o libri semplici e comunque per età inferiore a quella del proprio bambino.
  • Adoperare i libri in formato digitale, i così detti audio-libri. Questi permettono al bambino di leggere non solo con gli occhi ma anche con le orecchie, in modo da non pregiudicare la comprensione.
Le strategie per i DSA: scrittura, studio e gestione del tempo

La scrittura di un bambino disgrafico appare errata ed illeggibile alle volte anche al bambino stesso, compromettendone la comprensione. Il genitore e gli operatori che seguono il bambino dovrebbero cercare di spronarlo a scrivere in stampatello maiuscolo. Ciò comporta semplicità nel riconoscere le lettere e meno fatica a scrivere.

Tuttavia alla brutta calligrafia si associano quasi sempre anche gli errori ortografici a compromettere scrittura e comprensione. Per fronteggiare la disortografia è consigliabile avvalersi del pc con correttore automatico, sebbene fosse opportuno disattivare la correzione automatica e lasciare solo l’errore evidenziato, così che il bambino possa accorgersi di cosa e come l’ha scritto.

È fortemente auspicabile che il bambino stesso organizzi il suo studio:

  • creando schemi,
  • sottolineando dal testo con evidenziatori, colori o simboli quanto da inserire poi nel riassunto o nella mappa concettuale, che potrà studiare ripetendo ad alta voce.
Le mappe concettuali

Possono essere create a mano, o al pc, grazie a software e programmi specializzati. Rappresentano una delle strategie a supporto dello studio ma è bene che ciascuno sperimenti e trovi il proprio metodo di studio.

Gestione del tempo

Oltre ai problemi di scrittura, lettura i bambini con DSA mostrano delle difficoltà con il timing. Nello specifico possono avere dei problemi con la gestione del tempo:

  • percepire le ore e il tempo che passa;
  • i giorni;
  • le settimane;
  • leggere l’orologio;
  • concettualizzare il prima e dopo.

Per aiutarli nella percezione del tempo, far in modo che rispettino gli orari, appuntamenti, il tempo per lo studio o per altre attività, una valida strategia potrebbe essere quella di impostare avvisi o puntare ogni mezz’ora od ora delle sveglie, così da aiutare il bambino a quantificare il tempo per ciascuna attività, rispettandone gli orari di inizio e fine.

Queste strategie funzionano sempre?

Questi sono alcuni esempi di possibili strategie che i genitori possono adottare con i figli DSA, tuttavia bisogna tener presente che ogni bambino dislessico è unico e diverso dagli altri, quindi la scelta di una strategia o l’uso di un determinato strumento compensativo potrebbe andare bene con uno e non funzionare con un altro.

Bisognerebbe non stare costantemente addosso né sottoporre il proprio figlio a lunghe prove, che non farebbero altro che stancarlo, aumentare il senso di frustrazione ed il rifiuto nei confronti della lettura e dello studio. Meglio preferire il “poco ma spesso”, accettando eventuali errori commessi, e gratificando anche i più minimi miglioramenti, così da non infierire su un’autostima che è già abbastanza provata.

Ricordiamo sempre a noi stessi che nostro figlio non è svogliato o incapace, piuttosto è il suo disturbo specifico che fa sì che la sua mente funzioni diversamente. Bisogna dunque “pensare sempre al bambino” sicuramente al suo apprendimento, ma ancor di più a come si sente, quali sono le sue emozioni, i vissuti circa la sua difficoltà a scuola, con gli insegnanti, in famiglia, ed in tutti gli altri contesti della sua vita.

Solo abbracciando questa visione integrata il genitore può davvero supportare il figlio non soltanto nello studio ma ancor di più nel raggiungimento del suo benessere psicofisico.

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