Covid-19: evento traumatico collettivo con conseguenze psicologiche
Era il 2019 quando il Coronavirus ha cominciato la sua diffusione, fino ad arrivare in Europa ad inizio 2020 e in tutto il resto del mondo a sconvolgere le nostre vite. Sono stati mesi difficili per tutti coloro che hanno contratto il virus lottando per la propria vita, per chi li assisteva e curava negli ospedali, ma anche per i loro cari, cui sono stati allontanati per scongiurare ulteriori contagi.
Sono stati mesi difficili anche per chi, fortunatamente non ha contratto il virus, ma ha dovuto rispettare:
- l’isolamento preventivo;
- le prescrizioni imposteci dal governo;
- riadattare il proprio lavoro da casa;
- gli anziani, lasciati soli;
- i più piccoli non hanno potuto frequentare la scuola, riadattando il loro apprendimento a distanza.
Ciò ha avuto ripercussioni anche per i più grandi. Soprattutto nella complessa età dell’adolescenza che necessitano ancor di più dell’unione e confronto con il gruppo dei pari. Ciò è indispensabile affinché si possa compiere il processo di separazione – individuazione, che li condurrà verso l’età adulta.
Se consideriamo che tutti quegli accadimenti che interrompono il corso della vita di una persona e le sue attività abituali, vengono definiti eventi traumatici, non possiamo dunque non paragonare la pandemia ad un vero e proprio trauma.
L’arrivo improvviso ed inaspettato del covid-19 nelle nostre vite, ha rappresentato un vero e proprio evento traumatico collettivo, difficile da fronteggiare, se pensiamo di doverci difendere da un nemico invisibile, un virus, spesso letale, che ha generato ancora più passività e senso di impotenza per paura del contagio e per la salute propria e dei cari.
Come superare il trauma da Covid-19?
Poiché trauma significa rottura, va da sé che l’isolamento sociale dovuto all’emergenza sanitaria che abbiamo e stiamo ancora vivendo ha rotto il nostro equilibrio, la nostra routine, le abitudini ed attività cui eravamo soliti dedicarci e che sono state modificate dalla diffusione del virus.
Come tutti i traumi anche questo andrebbe fronteggiato mettendo in campo tutte le risorse cui ciascun individuo dispone:
- fisiche;
- psicologiche;
- cognitive;
- emotive.
Risorse considerate necessarie per fronteggiare lo stress e gli eventi critici, sviluppando quella che gli psicologi chiamano RESILIENZA, ovvero la capacità di affrontare un evento traumatico.
E anche se la minaccia del virus è ancora attiva, anche se a volte la stanchezza, la paura, l’incertezza sembrano sopraffarci ed esaurire tutte le nostre energie…
È proprio qui che possiamo agire, riscoprendo vecchie o nuove passioni, hobbies, reinventando la nostra quotidianità, trovando nuovi modi di apprendere, di tenerci in contatto con gli altri, di continuare la nostra vita, seppur con le restrizioni in atto.
È proprio nei momenti di maggiore stress e sofferenza, che l’essere umano può riuscire a dare il meglio di sé, mettendo in atto tutte le sue doti. Creatività ed originalità ci vengono in aiuto nel raggiungimento di nuovi obiettivi, a breve o a lungo termine che siano.
Potremmo sfruttare il tempo dell’isolamento per:
- completare tutte quelle attività che la vita frenetica di prima non ci consentiva di portare a termine;
- per riflettere e ripensare a se stessi e a cosa vogliamo davvero;
- pensare anche ai “nuovi piccoli grandi progetti” da realizzare nel qui ed ora;
- farsi trovare pronti, non appena l’emergenza sanitaria terminerà e il virus uscirà dalle nostre vite.
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